Monte Panormo
Un pezzo di Dolomiti nell'Appennino lucano.
Alburni sono un massiccio carsico ricco di doline e grotte, di cavità e inghiottitoi che fa parte dell'Appennino lucano.
Notevole soprattutto dal lato occidentale con le sue poderose pareti verticali; per questo sono conosciute come le Dolomiti campane.
Un breve soggiorno al mare nel Cilento è l’occasione per andare a far conoscenza con un gruppo montuoso, quello degli Alburni,
che ha sempre suscitato interesse e curiosità sin dai primi passaggi lungo l’autostrada Salerno-Reggio Calabria ai tempi delle
giovanili vacanze in campeggio.
Effettivamente colpisce da lontano l’imponente prominenza dei numerosi torrioni calcarei degli Alburni dalla piana sottostante
tanto da dare l’idea di quote ben più elevate della massima elevazione che si raggiunge ai 1742 metri del monte Alburno, o più comunemente Panormo.
Avendo una sola opportunità di fare un’escursione montana la scelta è caduta su uno dei percorsi più gettonati, quello che parte
dall’abitato di Sicignano degli Alburni e raggiunge la cima per il versante a nord con un sentiero molto ben tenuto e
adeguatamente segnato per tutta la sua lunghezza.
Il punto di partenza è una stradina brecciata che inizia vicino al campo di calcio di Sicignano, al margine della
provinciale “35°” in direzione di Petina, in corrispondenza di una palina con indicazioni escursionistiche.
Si inizia a salire gradatamente con viste verso la parte bassa dei contrafforti rocciosi che caratterizzano questo versante
degli Alburni e ben presto si entra nell’ombra di un fitto castagneto proseguendo su un tracciato in cui tratti in lieve salita
si alternano a comodi scaloni che consentono di superare senza fatica alcuni punti di maggior pendenza; colpisce positivamente
un sentiero così ben manutenuto dove si incontrano diverse capannine con cartelli descrittivi dei luoghi che si stanno attraversando
e non poche invitanti panchine in legno dove eventualmente poter sostare per riprendere fiato nella frescura del bosco.
Superati i mille metri di quota il castagneto lascia progressivamente lo spazio ad alti faggi mentre il sentiero aumenta
sensibilmente di pendenza: si guadagna così quota rapidamente lungo una serie di numerose svolte ed attraversando alcuni
fossi profondi dove, per maggiore sicurezza, sono presenti lunghi tratti di staccionata al lato esposto del tracciato.
Già a metà della salita si intuiscono i segni del carsismo che ha segnato profondamente questo gruppo montuoso lasciando forre
profonde e bui inghiottitoi che in alcuni casi lambiscono da vicino lo stesso sentiero e su cui ci si può sporgere ma con grande cautela.
Giunti a circa 1.500 metri di quota ci si porta su un bel pianoro attrezzato con alcuni tavoli e panche dove poter sostare prima
di intraprendere l’ultimo tratto di escursione che con percorso decisamente meno ripido condurrà sino alla cima. Siamo in località
La loggia dove con una breve digressione si può uscire allo scoperto raggiungendo un pulpito da cui si ha un formidabile affaccio
verso i verticali contrafforti che sostengono la sommità del Monte Panormo: con l’adeguata cautela ci si può portare fino a dei
roccioni letteralmente sospesi nel vuoto e da li osservare l’originale conformazione delle pareti che abbiamo di fronte, a poca distanza.
Ritornati al sentiero principale si presta attenzione ad un bivio (alcuni segni su rocce) e si prende il ramo di destra che con
pendenza decisamente più contenuta risale i circa duecento metri di dislivello ancora rimasti: in località Vucculo dell’Arena si
attraversa una zona costellata da vistosi segni dell’attività carsica che ha prodotto profonde fenditure nella roccia, pozzi e
strette forre così profonde di cui non si riesce ad intuirne la fine.
Si esce alla fine dal bosco quando si è ormai in prossimità della vetta e da li finalmente si scopre il paesaggio verso sud fatto
di ampie vallate boschive ed altopiani, in netto contrasto con il versante molto più verticale che abbiamo seguito per la salita.
Arrivati sulla cima si può proseguire lungo la cresta sommitale per un pò in direzione est per osservare appieno la particolare
conformazione dei Monti Alburni: un lungo arco costellato di impervie elevazioni, oltre al Panormo risaltano anche il Monte della
Nuda ed il Monte Urto, che racchiude vallate coperte da fitte faggete di quando in quando interrotte da vaste radure. E così ha
finalmente trovato risposta il quesito tante volte posto tra me e me percorrendo l’autostrada su cosa ci fosse al di là di quelle
imponenti e verticali pareti di rocce!!
Per il ritorno ho seguito l’itinerario dell’andata anche se l’escursione perfetta avrebbe voluto l’attraversamento della
famosa “cengia nord-est del Panormo”, un lungo intaglio orizzontale nella roccia che attraversa a mezza costa e per tutta
la sua larghezza l’imponente parete della montagna, ma vuoi per il poco tempo a disposizione vuoi perché ero da solo e non
pratico di questi luoghi ho preferito non ampliare troppo l’escursione … magari da farsi in occasione di un altro soggiorno al mare!!